Posa della prima pietra

Attuale vista d’assieme


Presbiterio


Lunetta del polittico policromo posto nell’abside del presbiterio. (1482)


Navata


Altare della Madonna

Il cibori della Pietà (1488)

L’ATTUALE CHIESA

L’attuale chiesa, costruita con il concorso della mano d’opera dei fedeli quartesolani, si preferì costruirla più staccata dalla strada per  creare una piccola piazza, necessaria sia allora e oggi più che mai, alla sicurezza dei fedeli che uscendo dalla porta trovano subito  l’impatto con una notevole mole di traffico. L’attuale chiesa fu progettata dall’ing. Adelchi Zuccato e venne a costare L. 7.202.114. I lavori eseguiti dall’impresa Forestan Giovanni  risultavano già ultimati, al grezzo, alla data del 20 agosto 1947. Nel 1957, nella festa del Rosario, definitivamente ultimata, fu inaugurata dal Vescovo ivi compresa la facciata con le quattro statue  rappresentanti: La S. Vergine, S. Maria Goretti, S. Giuseppe lavoratore e S. Domenico Savio, opere dello scultore Egisto Caldana. La chiesa a navata unica ha nel coro la pala policroma marmorea datata 1482 rimossa anch’essa dal vecchio oratorio. L’autore  possibile potrebbe essere Francesco figlio di Nicolò da Cornedo, noto lapicida vicentino del sec. XV, rappresenta la Madonna con il  bambino tra i santi Francesco (a sinistra) e Girolamo. Il trittico, come si è detto, costruito in pietra tenera «vicentina » ha predella e cornice e termina con una lunetta circondata da un  mutilato girale a giorno. Nella lunetta si alza a mezzo busto il Padre Eterno con la destra benedicente tra due coppie di cherubini in canto. Tutto sommato è una bella opera tardo gotica, espressione della scultura vicentina. Il presbiterio ed il coro di recente fattura sono stati realizzati in pietra bianca di S. Gottardo, salvo la pavimentazione marmorea, su  progetto degli architetti Diego Guerreschi e Jan Peter Demetz di Bolzano datato 20 marzo1977.  Esso è articolato in cinque livelli con quattro gradini per accedervi, con una forma aggettante, verso l’area dei fedeli per creare il legame pastorale suggerito dai dettami del Concilio Vaticano II. La forma dell’altare, posto al centro del presbiterio, ricorda le mense del sacrificio dell’antico testamento, il pane ed i pesci  rappresentanti l’Eucaristia e quindi il Cristo. Due amboni sono posti lateralmente sugli scalini che portano all’altare ed anch’essi di pietra bianca di S. Gottardo con scolpite le  colombe che fioriscono dalla pietra e volano verso l’alto simboleggianti la parola di Dio nel mondo. Ai lati dell’altare vi sono i seggi presidenziali costruiti con lo stesso materiale e lavorati a punta; danno un senso di grezzo, ma allo  stesso tempo di realismo primordiale della comunità ecclesiale.  Tra il presbiterio ed il coro, spostato sulla destra, da chi guarda, vi è il tabernacolo, posto su una colonna cilindrica di pietra, costruito in metallo lavorato e colorato con i simboli del pane e del pesce. Tale posizione del tabernacolo è stata studiata affinché non impedisse ai fedeli la vista del trittico posto nel coro, che ora campeggiando su uno sfondo bianco viene a dare la sua più bella dimostrazione di un tardo gotico tra i più interessanti della provincia di Vicenza. Dopo l’ingresso principale, sulla destra in una cappella, si trova un’ancona con un prezioso ciborio trasportato dall’antica chiesa, che ne doveva essere senz’altro l’altare maggiore. Tale importante monumento, che possiamo definire della «Pietà», con al centro il  tabernacolo, fu costruito molto probabilmente anch’esso da Francesco figlio di Nicolò da Cornedo, per lascito testamentario del parroco Francesco de’ Franceschi datato 30 ottobre 1475. Nella porticina metallica del tabernacolo vi è una scritta ricavata forando la stessa, tale iscrizione ne dà la datazione di costruzione:  1488. L’ancona della «Pietà», come si è detto, apparteneva senz’altro all’altare maggiore dell’antica parrocchiale e lo dimostra l’esistenza del ciborio, scolpito nel campo inferiore in una elegante edicola a tempietto con colonnine ed architrave. Due paffuti angioli portacandelabro fiancheggiano la porticina del ciborio. Sull’architrave si alzano i bordi di un simbolico sepolcro e dallo stesso erge a mezzo busto, la  dolente figura del Cristo martoriato. Alla destra e alla sinistra del Cristo, verso l’alto, si sporgono due nuvolette quasi a stendere un velo dietro il busto del «divino» e altri due piccoli angeli. L’immagine del Cristo appare triste, dolente, umana e sovrumana allo stesso  tempo, Egli piega la testa ed abbassa gli angoli della bocca amara; è senz’altro la parte più bella di tutta l’ancona. Di squisita fattura e di abbondanza di immagini è la decorazione, ricca di particolari plastici: candelabri, girali, frutti, fogliami, nastri,  scudi, stemmi, vasi; particolari quest’ultimi, che sono la caratteristica delle opere scultoree del «quattrocento» settentrionale. La bellezza del monumento si ammira perché è rimasto inalterato nel tempo e rivela al di sopra del tabernacolo (ciborio) nel mezzo  dell’architrave, su cui s’imposta la lunetta, l’antico stemma del Comune di Torri: una torre d’oro merlata in campo blu e rosso. Subito dopo l’ingresso laterale destro vi è una cappella con l’altare della Madonna, dove campeggia una marmorea Madonna col  Bambino e S. Giovannino di ottima fattura settecentesca, proveniente dall’oratorio della Beata Vergine situato un tempo in località  Chiesetta. Nella chiesa, prima del rifacimento del 1946, esistevano tre grosse pale appoggiate sull’altare che purtroppo sono andate perdute. Di  tali tele si sa solo: che una è stata descritta dal Maccà ed è stato anche individuato il pittore e delle altre nulla. “Della precedente chiesa anche due altari non sono più stati rimontati. Uno dove vi era la statua della Madonna e l’altro un po’ più  piccolo, elegantissimo e costruito in marmi preziosi, che nel 1950 fu dato al vescovo di Vicenza, tramite vive sollecitazioni di mons. Bruno Barbieri. Oggi è l’altare della cappella privata del Vescovo.